Questione MES

Al netto di tutte le falsità e attacchi fake dell’opposizione che si commenta da sola, una domanda può nascere spontanea. Considerando la disponibilità di questa linea di credito, già disponibile, offerta dal “MES sanitario”, perché l’Italia non dovrebbe usare questi 36 miliardi di euro per l’emergenza sanitaria, senza condizionalità? Se ne abbiamo bisogno, perché non approfittarne? Perché arroccarsi su questioni di principio o peggio posizionamento politici.
In realtà non si tratta di questo, la scelta di Giuseppe Conte è dettata da una ponderata e lungimirante valutazione della situazione, distante come posizione da quella di Gualtieri, ed è qui che si possono percepire le differenze tra i due fronti della maggioranza di Governo, da un lato il solito assistenzialismo non curante delle conseguenze, dall’altra parte la scelta ponderata, magari impopolare ma onesta.

Quei 36 miliardi di euro che ovviamente non sono regalati, rimarrebbero un credito con dovere di precedenza, ovvero si dovranno pagare prima rispetto a tutti gli altri titoli e crediti. Questa condizione è rimasta. Ora non ci vuole molto a capire che, anche senza tutte le altre condizionalità, resta un prestito pericoloso. In questo senso, l’Eurobond è l’unica soluzione e condivido il braccio di ferro del Premier, anche se qui si gioca coraggiosamente tutto.

A noi poi servono in questo momento complessivamente 1500 miliardi, altro che 36 miliardi.
Allora forse adesso questo braccio di ferro con l’Europa, è proprio quello che ci vuole, perché a cosa ci serve un’Europa così poco solidale, un carrozzone a cui versiamo più di quello che raccogliamo per sostenere le spese di oltre 700 europarlamentari, due sedi parlamentari. Sapete a quanto ammonta la differenza tra i contributi versati dall’Italia all’Unione europea e i fondi ricevuti in cambio da Bruxelles? 7 miliardi di euro: è questo il deficit certificato dalla Corte dei Conti nel 2019.

E senza l’Europa che si fa? USA, Cina e Russia sono in grado di stampare 1000 mld con un batter di ciglio e senza costi monetari, si chiama sovranità monetaria a cui l’Italia ha rinunciato per l’Europa, ma oggi abbiamo l’occasione storica di ridiscutere tutto e proporre degli gli Stati Uniti d’Europa, Stati autonomi con sovranità monetaria ma uniti in un Europa solidale, ma c’è anche l’alternativa di fare da soli e potremmo contare sugli ottimi rapporti con USA, Cina e la stessa Russia.
Non sappiamo se finiremmo come il Venezuela o il Giappone, ma sappiamo che l’economia italiana è attualmente legata al palo ormai da un ventennio. Una parte delle cause ha radici prima nel divorzio tra Tesoro e Banca d’Italia che ha fatto schizzare il costo degli interessi, poi nel periodo dello Sme Credibile e infine nell’adesione alla moneta unica. Questi eventi hanno in comune un punto: la perdita di sovranità monetaria. Venendo a mancare il garante di ultima istanza, ci si espone alla volontà dei mercati finanziari e si rinuncia alla possibilità di decidere in autonomia le politiche economiche da attuare. Un esempio su tutti vista l’attualità della tematica, è il rapporto deficit/Pil e la soglia limite europea del 3%.
Recuperando la sovranità monetaria, l’economia andrebbe inizialmente in affanno ma peggio di così? Intanto però mi posso ricomprare tutto il debito a metà prezzo emettendo moneta. Può essere una scelta valida sul medio lungo periodo. Forse è il caso di iniziare a parlarne sul serio. Il COVID19 ci sta offrendo questa opportunità di dibattito e discussione.

Microcredito un’opportunità per piccoli imprenditori o aspiranti tali

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Segnalo che il 10 aprile farà tappa a Matera il PMITour, un Convegno sul Microcredito.

Grazie al fondo creato dai parlamentari 5 stelle con il taglio del loro stipendio, si  è potuto alimentare un fondo, quello appunto del Microcredito che offre garanzie per un prestito che possono richiedere micro imprenditori o aspiranti tali. Grazie alla collaborazione dei consulenti del lavoro sparsi in tutta Italia si può ricevere assistenza gratuita.

Durante il Convegno di parlerà di opportunità di credito, di burocrazia e di fiscalità, di come ottenere fondi europei, di innovazione d’impresa, made in Italy, giustizia per le imprese ecc.. Maggiori dettagli sul tour e sul Microcredito qui: www.microcredito5stelle.it
Evento Facebook qui: https://www.facebook.com/events/1423847444578204/

La battaglia contro la discarica di Matera

A Matera, come M5S Siamo stati tra i promotori di una serie di manifestazioni volte alla chiusura della Bomba a cielo aperto qual’è ancora oggi la Discarica di La Martella a Matera, si perché nonostante finalmente sia chiusa la città attende ancora la bonifica del territorio.
In questa conferenza (vedi video) ho avuto il piacere di annunciare l’avvio di una Petizione Europea per la chiusura della discarica rifiuti in località “La Martella” Matera. Ho curato personalmente l’avvio della pratica con la Commissione Europea delle Petizioni che ha ritenuto “ammissibile” la petizione. Insieme a me il portavoce al Senato del M5S Vito Petrocelli.

Crowdfunding: il nuovo modello di finanziamento dal basso

Crowdfunding

Di crowdfunding oggi se ne parla tanto, anche perché in tempi di crisi, il finanziamento dal basso e forme di autofinanziamento collettivo, rappresentano spesso la sola possibilità economica per avviare progetti e iniziative.

Vorrei fare il punto sul crowdfunding, in particolare nell’ambito delle attività e iniziative culturali.

Partiamo intanto da una definizione. Il Crowdfunding è un sistema che permette a chi ha un’idea di reperire il denaro in rete.

Una forma di micro-auto-finanza che nasce alla fine degli anni ’90 quando alcuni siti web cominciarono a raccogliere fondi da devolvere in beneficienza.

Dal 2000 il crowdfunding ha subìto un processo di accelerazione, Internet è ormai un fenomeno di massa, ma è la componente social a partire da Youtube e Mypace per arrivare poi facebook a decretarne il successo. Tra il 2008 e il 2009 nascono le due piattaforme più popolari: Kickstarter e Indiegogo entrambe americane e simbolo del finanziamento dal basso dove i progetti, attraverso i social networks, acquisiscono visibilità.

https://www.kickstarter.com

https://www.indiegogo.com/

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Il Decreto Art-bonus su Cultura e Turismo e le migliorie apportate dal M5S

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Il 31 maggio 2014 il Governo ha firmato l’Art-bonus, il decreto sulla Cultura e il Turismo, dal titolo “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo” (qui il Decreto).

Al contrario di chi pensa o dice che il M5S non è forza politica “costruttiva” ma solo populista e distruttiva, in grado di dire solo no, numerose sono state in realtà, le proposte, integrazioni e migliorie che il movimento pentastellato è riuscito a portare a termine a favore di questo decreto-legge.

 

Ecco le migliorie più significative:

Introduzione dell’ importante questione della CLASSIFICAZIONE DELLE STRUTTURE RICETTIVE E DELLE IMPRESE TURISTICHE, per fare finalmente ordine tra le varie forme di alberghi.  A tal proposito il MIBACT dovrà definire entro 3 mesi, degli standard minimi di qualità per uniformare sul territorio nazionale i servizi e le dotazioni alberghieri, compresa la definizione normativa sugli  alberghi diffusi e sui  condhotel (che sono delle tipologie di hotel a proprietà frazionata, dove i singoli proprietari hanno un contratto diretto con il gestore).

Il m5s è inoltre riuscito a inserire disposizioni concernenti i DISTRETTI TURISTICI, nel tentativo di innovare la gestione locale del turismo favorendo la massima sinergia tra tutti gli operatori del settore con l’obbiettivo della massima semplificazione amministrativa per il rilancio delle imprese turistiche.  Abbiamo fortemente voluto che i distretti turistici non fossero più limitati solo ai territori costieri ma anche nei territori interni, per favorire il turismo culturale. Inoltre abbiamo ottenuto che i distretti fossero equiparati alla disciplina delle Zone a burocrazia zero (art. 10, comma 6).

Il M5S è riuscito a estendere le norme a sostegno delle START-UP INNOVATIVE anche a quelle società che puntano alla promozione dell’offerta turistica nazionale attraverso l’uso di tecnologie e lo sviluppo di software originali. Se tali società sono costituite da persone con meno di 40 anni, godono anche di agevolazioni fiscali all’atto della costituzione” (articolo 25 del DL 179/2012)

Ancora. Tra le modifiche apportate nel corso dell’esame parlamentare, vi è la l’attribuzione all’ENIT della possibilità di realizzare e distribuire la CARTA DEL TURISTA, anche solo digitale, che consente, mediante strumenti e canali elettronici e apposite convenzioni con soggetti pubblici e privati, di effettuare pagamenti a prezzo ridotto per la fruizione integrata di servizi pubblici di trasporto e degli istituti e dei luoghi della cultura”. Questo strumento esiste già in molte nazioni e consente al turista una semplificazione non indifferente in termini di fruizione dei servizi, dai musei ai trasporti, per agevolare la permanenza. In Italia c’era solo in forma sperimentale attraverso singole iniziative e isolate di alcuni Distretti Culturali. Il nostro obiettivo è nazionalizzare questo strumento importantissimo.

Il M5S è riuscito ad assicurare il credito di imposta, pari al 65% della quota versata per il primo anno, per il crowd-funding, a sostegno dei beni culturali, degli enti e delle fondazioni liriche; inoltre, dato che la trasparenza è un nostro chiodo fisso, abbiamo garantito, con un nostro emendamento approvato, la creazione di un portale nazionale, gestito e promosso dal Mibact, dove ogni opera, ente, fondazione debba avere una propria scheda tecnica che illustri il progetto da eseguire, i fondi richiesti e assegnati per l`anno in corso, la storia, lo stato di conservazione, i finanziatori che hanno contribuito al progetto, l`ente responsabile del bene.

Per quanto riguarda la parte del decreto relativa al Grande progetto Pompei  il M5S è riuscito a fare in modo che la deroga alla soglia per accedere ad una procedura negoziata sia passata da 3,5 milioni di euro a 1,5 milioni e verrà sempre e comunque pubblicato un bando per dare pubblicità alla trattativa. Evitando infine l’accentramento di potere nelle mani del Responsabile Unico di Procedimento (RUP) e le deroghe che permettevano a questa figura di essere sia controllore che controllato.

 

 

Dove finiranno le scorie nucleari italiane? Il dossier nascosto.

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Ogni impianto nucleare produce  scorie nucleari, la stessa  centrale, a fine vita, diventa una grande scoria da conservare per tempi lunghissimi. Ciò che rimane dalla produzione di energia nucleare, risulta radioattivo per centinaia di migliaia di anni. Nessun Paese, l’Italia compresa , dopo sessant’anni di storia del nucleare, ha ancora trovato una soluzione per la gestione a lungo termine di queste scorie. Su questo c’è da dibattere quando si vuole proporre il cosidetto nucleare “di nuova generazione”, gli impianti potranno essere anche nuovi ma il problema delle scorie è vecchio e insoluto.

Oggi le scorie nucleari italiane, sono sparse su tutto il territorio nazionale, in 23 depisiti temporanei

L’Ispra ha già definito i criteri per la scelta del sito italiano in grado di poter ospitare questo cimitero unico di scorie nucleari, grande quanto un campo di calcio.  E’ pronto ormai da tempo un dossier sulla individuazione del sito, chiuso nei cassetti da mesi, il Governo non vuole affrontare la questione ora perché ci sono le elezioni e perderebbe sicuramente consensi ma intanto si rimanda una questione molto delicata, su cui è fondamentale fare chiarezza.

L’Europa spinge per un unico sito. Quale sarà?

Spero solo che qualcuno non consideri di nuovo il sud come pattumiera del Paese, ripetendo la scelta che nel 2003 fu di Berlusconi che individuò in Scanzano Jonico il luogo adatto per le scorie, fortunatamente le famose proteste delle “giornate di scanzano” costrinsero al ritiro del decreto.

E così mentre anche la Francia (il paese “Guida sul Nucleare”) non sa dove mandare i propri rifiuti nucleari, si parla della Siberia a fronte di costi elevatissimi e di depositi a cielo aperto, la questione non può essere il DOVE creare i depositi unici di scorie, perché non esiste al mondo alcun luogo adatto a ospitare rifiuti di questo genere, ogni territorio va salvaguardato, e non ci deve essere alcun business di stato.

La soluzione è una soltanto, ed è a monte, evitare di creare scorie nucleari, non investire più in Impianti nucleari ma spingere più sul rinnovabile. E’ l’unica soluzione.

Ma intanto bisognerà vigilare affinché tra qualche mese o settimana a qualcuno non venga l’idea di riproporre il sud e la Basilicata come territorio sui cui, dato si è già fatto di tutto, è possibile avvilirlo ulteriormente col deposito unico di scorie nucleari nazionali.

 

Europa si Europa no…

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E’ falso dire che il Movimento 5 stelle sia anti-europeista o che voglia riportare la lira come qualcuno dice. Il M5S è sicuramente contro un’Europa basata sulle banche, sulla finanza, sulla disuguaglianza e sui patti scellerati che ci hanno imposto (MES, fiscal compact, patto di stabilità) che favorisce alcuni Paesi a scapito di altri grazie anche ad una moneta unica che ha diviso invece che unire. In un Europa esclusivamente monetaria e austera non ci possiamo riconoscere e non possiamo rimanere.

La questione non è Euro si o Euro no, ma quale Europa siamo disposti a governare, senza che sia lei a governare noi in modo austero, fiscale ed esclusivamente finanziario. Il M5S vincerà le Europee e andrà in Europa per ridiscutere il concetto stesso di Europa non nuovo ma forse al contrario più originale rispetto all’attuale. Dovremo infatti recuperare quel concetto che sognava un Italiano considerato da molti come padre fondatore dell’Europa,  l’antifascista Altiero Spinelli, nel “Manifesto di Ventoténe per una Europa libera e unita”,  nel 1942 parlava di un’Europa dei popoli, un’Europa come Comunità Solidale.

I sette punti del M5S, sono punti importanti per rinegoziare anche in chiave provocatoria il concetto di Europa. Ai paletti monetari ed economici è necessario sostituire la solidarietà e la comunità. Dovremo andare in Europa per fare casino e dire no a fiscal compact mes e rinegoziare debito. Per me queste tre cose sono primarie. Poi il referendum di tipo consultivo e non deliberativo è relativamente importante ma anch’esso offrirà finalmente un momento realmente partecipativo e di confronto di cui si dovrà tenere conto.

Nel medio e lungo periodo ci sarà da rimodulare il sistema produttivo/economico e finanziario basandosi su nuovo modelli economici, che guardano soprattutto allo sviluppo sostenibile, alla green economy ma anche alle identità culturali locali, alla valorizzazione del territorio e del suoi beni locali appunto, in contrapposizione a quelli globali, secondo i criteri della stessa decrescita felice.

Ma prima di tutto ribadisco, bisognerà ridisegnare un nuovo concetto di Europa, più solidale, più comunitaria nel vero senso della parola e che metta in secondo piano l’unione monetaria, patto di stabilità e parametri di Maastricht.

Profondo sud

Ricevo e pubblico una lettera di un professionista siciliano

L’ennesimo debito per pagare l’affitto di giugno, prima che la situazione mi sfugga di mano definitivamente chiudo i battenti. Piango per questa professione che mi ha dato gioie ma incredibili dolori, non sò fare altro ma la grinta e l’energia lasciano il posto ad un incombente depressione morale ed economica. Questa terra, la sicilia, è maledetta, non m’importa più nulla delle sue bellezze credetemi, ho rancore covato ed odio per i miei conterranei, Palermo una città sporca e sprecona ed i suoi cittadini affamati, io uno di quelli. Professionisti macellai pronti a scavalcarti e sotterrarti pur di affiliarsi al politico di turno per accaparrarsi ciò che viene spartito a pochi. Palermo bella e ignorante, nobile decaduta che vive d’apparenze, non porto capi firmati e non giro in suv, non posso quindi approcciarmi ad una clientela più facoltosa che non guarda la tua professionalità o il tuo curriculum bensì il tuo modo di apparire ho come hai arredato lo studio rigorosamente in pieno centro con tanto di anticamera. Palermo mafiosa e corrotta, ma la mafia degli uomini d’onore facevano girare l’economia, cosa che non ha mai fatto lo stato da sempre assente e che si nasconde dietro la lotta alla legalità, oggi la mafia ha spostato i suoi interessi, ma cosa vi racconto dovreste viverle certe situazioni per capire come quì peggio che in ogni altra parte d’Italia la professione non ha valore se almeno una volta non hai accettato il compromesso. Scusate lo sfogo, a settembre chiudo.
Un professionista del Sud.

Si è conclusa Terra Futura, una manifestazione sul sostenibile a Firenze

Domenica 20 maggio, sono stato a questa bellissima manifestazione, davvero ricca di micro-eventi (workshop, tavole rotonde, dibattiti, esposizioni) un esperienza davvero istruttiva e interessante.

Ecco un abstract dal sito ufficiale.

Firenze, domenica 20 maggio 2007 – Dopo tre giorni di piena attività, con oltre 500 aree espositive, più di 4.000 enti rappresentati (associazioni, movimenti e realtà del non profit, imprese eticamente orientate, enti locali e istituzioni, insieme per testimoniare come comportarsi in modo “diverso” sia possibile in ogni ambito), 100 spazi di animazione e laboratori di “buone pratiche”, 190 appuntamenti culturali fra convegni, dibattiti e workshop (con 1.000 relatori coinvolti), si chiude la quarta edizione di Terra Futura, registrando circa 83.000 visitatori, con una crescita del 25% nel trend generale della manifestazione.

In questi tre giorni di fiera, si è respirata nell’aria la volontà di una costante e silenziosa rivoluzione negli stili di vita delle persone, nonostante si viva in una società del consumo: per riflettere e guardare alle prospettive future in tema di lavoro sostenibile, tutela dell’ambiente, energie alternative e rinnovabili, impegno per la pace, cooperazione internazionale, rispetto dei diritti umani, finanza etica, commercio equo…

Leggi tutto sul sito ufficiale…
L’Africa futura è protagonista
Imprese responsabili

Il business dei Bit e il trasporto dei Bit: nuovi modelli di business per le zone disagiate.

Stupisce come un libro scritto nel 1995, quindi già classificabile come “datato” (soprattutto dato che affronta tematiche legate all’I.T.) possa invece rivelarsi attualissimo. Mi riferisco al volume “Essere digitali” di Negroponte. E’ Negroponte infatti a fornirci una definizione di esseri digitali.Secondo l’autore il modo migliore per apprezzare i vantaggi e le conseguenze dell’essere digitali è riflettere, sulla differenza tra atomi e bit.

ATOMI – come informazione materica, sottoforma di atomi (libri, riviste..)

BIT – come informazione digitale (Web, CD-Rom)I vantaggi dei Bit sono la velocità e la maggiore diffusione.Il Bit non ha colore, peso o dimensione, è il più piccolo elemento atomico del DNA dell’informazione e può essere affermativo o negativo (SI-NO; Vero-Falso), per praticità si è attribuito un valore numerico 1-0.Il numero dei Bit di un’informazione trasmessi in un secondo condiziona la dimensione e la qualità dell’informazione digitale.Negromante ha detto: “Il futuro delle aziende dipende dalla capacità che queste avranno nel convertire in digitale i loro prodotti o servizi”.

Questa riflessione di Negroponte ha due importanti conseguenze:In primo luogo va a indicare e suggerire una metodologia di innovazione e adeguamento di tutte le imprese alle nuove tecnologie di comunicazione, ma fortifica il presupposto che oggi l’offerta di prodotti e servizi, e la conseguente soddisfazione di bisogni sul mercato, può essere spostato da un piano esclusivamente “atomico”, “analogico” o tradizionale, a quello digitale.Oggi il business di un impresa, secondo Negroponte quindi dovrebbe essere convertito in attività digitale, espletato attraverso la rete, o in alternativa mantenere due vie parallele: offerta digitale dei servizi/prodotti + offerta analogica dei servizi/prodotti. Facciamo l’esempio di una società di formazione nata dal 1970, ha sempre svolto corsi frontali in presenza. Con lo sviluppo dell’ICT, inizia oggi a offrire corsi “digitali” ossia online, in cui i fruitori seguono a distanza le discipline. Potrebbe tuttavia continuare a offrire corsi in presenza, oltre che corsi online, per soddisfare un tipo di target più “tradizionalista”.Capita anche, come si legge in questi giorni sui giornali, che il New York Times annunci che in cinque anni sarà una testata esclusivamente online.Se queste società oggi, adottano politiche aziendali di questo tipo, vuol dire che Negroponte aveva ragione e che il gioco “digitale” vale la candela. Nel senso che ci sono ottime potenzialità di business e di introito investendo per il Web.

Semplicemente cambiano le esigenze dei clienti, e non è vero che il cambiamento riguarda solo le nuove o medie generazioni, ma anche quelle più mature.

L’innovazione è inesorabilmente inarrestabile, ma anche il desiderio di cavalcarne le potenzialità da parte di tutte le generazioni.In secondo luogo questa conversione in digitale dei servizi e prodotti aziendali determina una importante conseguenza sul piano gestionale e organizzativo delle aziende stesse che possono operare svincolate da un legame fisico sul territorio, operando in digitale, per l’etere nell’etere. Utilizzando la rete come un’interfaccia di connessione, tra azienda e cliente, lo sviluppo e l’offerta dei propri servizi/prodotti aziendali può avvenire in qualsiasi luogo fisico, o anche in più luoghi fisici. Il servizio offerto può essere il frutto della collaborazione tra società partner in sinergia di rete, con uno sharing di lavoro, di competenze, di ruoli, di costi e infine di ricavi. In questo senso un società di servizi editoriali o un’azienda di formazione possono avere la redazione in una città, il coordinamento o lo staff tecnico ubicati in altre città o società.In questo scenario, l’ubicazioni in cui si opera per le varie fasi di sviluppo, assume un importanza marginale. Non è importante la grandezza della città dove si lavora, così come i suoi trasporti, basta disporre di un collegamento a Internet veloce e stabile. Anzi possiamo dire che la dove le infrastrutture e i servizi mancano, in primo luogo le vie di comunicazione tradizionalmente intese, le forme di comunicazione digitali possono offrire una valida alternativa di sviluppo.E’ il caso per esempio dei piccoli centri rurali e di montagna, dove le strade e le ferrovie sono carenti o la posta ordinaria è troppo lenta, il Web può offrire a questi centri un equità di condizioni rispetto alle città più grandi.

Un caso emblematico è la città di Matera, l’unico capoluogo di provincia dove da sempre mancano le ferrovie dello stato, le strade di accesso alla città sono precarie e manca un aeroporto nella Regione Basilicata.  Qui la Regione stessa ha avviato alcune iniziative a favore del digitale, come quella del bando “un computer in ogni casa” ma molto ci sarebbe ancora da fare, soprattutto sul piano dell’e-governament. In ogni caso la città lucana con tutte le sue problematiche ha molte potenzialità di sviluppo, soprattutto legate alle risorse del suo territorio, risorse culturali, energetiche, ambientali e naturali. E le risorse naturali di una città o regione sono inalienabili destinate allo sviluppo sostenibile di quella città o regione. In questi casi le potenzialità possono essere espresse e attuate grazie al Web, che può rendere accessibile luoghi difficilmente fruibili, può permettere la nascita di società che offrano servizi e prodotti digitali, usando Internet come interfaccia di connessione col mondo secondo la filosofia del Think global act local si può lavorare localmente pensando ad un mercato potenzialmente globale.

Non solo, in Essere digitali, Negroponte già indicava che emergeranno nuovi contesti, nuovi attori, nuovi modelli economici, nuove imprese fornitrici di contenuti, informazione, intrattenimento digitale. Nuovi bisogni da soddisfare. E’ quella che poi è stata definita la new economy.

 

 

Oggi questo processo evolutivo e in continuo cambiamento, in diretta influenza dei cambiamenti che stanno avvenendo per il Web, ed infatti già si parla del Business 2.0 come un nuovo modello di fare impresa e affari vicino alla filosofia del Web 2.0 investendo nel sociale, nell’ambiente, nel bene collettivo, nel knowledge sharing, etc…Modelli di impresa che in ogni caso sfruttano e usano la rete, per cui la loro nascita e costituzione può avvenire anche nelle zone disagiate sopra descritte, purché dispongano di allaccio alla rete. Se le cose (beni e servizi) non possono essere trasportati tradizionalmente sottoforma di atoni, possiamo trasportarli sottoforma di Bit. Che cosìè un Bit?Secondo la definizione che ne da Negroponte, il bit non ha colore, peso, dimensioni, è il più piccolo elemento del DNA dell’informazione, può essere affermativo o negativo, 1 oppure 0.Il numero dei Bit di un informazione trasmessi in un secondo (Bps) condiziona la dimensioni e la qualità dell’informazione digitale.Trasportare bit è molto più semplice ed economico che trasportare atomi. Secondo Negroponte la tecnologia digitale cambierà la natura dei mass media, nel senso che da una situazione in cui i bit vengono “sospinti” verso l’utente si passerà ad una in cui sarà quest’ultimo a tirarli a sé.L’industria dell’informazione sarà sempre più simile alla vendita al dettaglio e costituirà uno dei settori che maggiormente potrà offrire medesime o addirittura maggiori potenzialità di sviluppo nelle aree disagiate o carenti di infrastrutture.Nel mondo digitale il mezzo non è più il messaggio, è solo una sua materializzazione. Si potrà trasmettere e inviare un dato ossia un flusso di Bit che potrà poi essere convertito, dall’utente in molti modi diversi, a sua volta l’utente potrà riutilizzare e rielaborare l’informazione ricevuta a suo piacimento anche volendo per ritrasmetterla.In questo sistema di informazione digitale l’intelligenza si sposta dal “media” o medium (che diventa multimediale con mescolanza di bit) al ricevente che non rimane passivo ma interagisce con esso come fa con un giornale. Negroponte indica come momento di nascita della vera multimedialità il 1978 quando col progetto ASPEN si è realizzata su videodischi la visione interattiva di un’intera città raccordando insieme tante fotografie tra loro.Uno scenario in cui “la piazza del mercato cittadino sarà l’autostrada globale dell’informazione, gli acquisti saranno fatti direttamente dalle persone. … Ciò sarà possibile a patto che l’interfaccia tra utente e computer si evolva a tal punto che parlare col computer sia altrettanto facile che parlare con una persona.”