COVID-19 – Delusione Europa

In questi giorni in tutti i TG sentiamo cantare lodi al sistema sanitario nazionale che nonostante tutto sta dimostrando di essere un’eccellenza mondiale.
Sicuramente medici, infermieri e personale preposto stanno facendo miracoli, ma è appunto questo il problema, non avremmo dovuto gestire la situazione in questo modo. In meno di dieci anni, dal 2010 al 2016, in nome della spending review, abbiamo affossato e ridimensionato progressivamente la Sanità, il settore che tutela il bene più prezioso dei propri cittadini, la vita. Dal 2010 abbiamo rinunciato a 70.000 posti letto, abbiamo chiuso 175 ospedali, le Asl sono passate da 642 degli anni Ottanta a 101 nel 2017. Tutto a vantaggio della sanità privata e delle assicurazioni, che per altro non proteggono dalle pandemie.
Ma la delusione è soprattutto a livello internazionale ed in particolare europeo. Quando dicevamo che questa unione europea è diventata troppo monetaria e poco comunitaria, intendevamo esattamente questo. Tante, troppe risorse, tempo e uomini impiegati nei progetti e trattati commerciali, perché non si è mai fatto nulla per prepararsi ad un bene sicuramente più prezioso del mercato, la salute dei propri cittadini? In Europa non si è mai fatta una simulazione di pandemia, nessun programma comune per un’emergenza sanitaria. Eppure gli esperti dell’Oms annunciavano da anni un rischio pandemia e il rapporto Gpmb del 2019 parlava già di un’imminente pandemia globale. Così mentre il virus attaccava Wuhan, l’Europa e gli europei guardavano con distanza alla Cina, eravamo tutti convinti che l’epidemia non avrebbe investito l’ovattato mondo occidentale. Probabilmente i nostri governanti avrebbero fatto meglio a studiare i dati epidemiologici condivisi dalla Cina già dal 7 gennaio in poi, per capire che il mondo intero si sarebbe stato travolto inesorabilmente dal Coronavirus.

E che fine hanno fatto i principi di solidarietà su cui abbiamo edificato questa Europa? Frantumati dai fatti e dalle reazioni protezionistiche di Germania e Francia, dalla personalissima iniziativa di chiusura dei confini austriaci nei confronti dell’Italia (che mi auguro non dimenticheremo), dai silenzi alle richieste di aiuto e di fornitura medicale da parte dell’Italia. Siamo dovuti ricorrere agli studenti di medicina, ai medici in pensione e ai medici cubani e per fortuna che ci sono stati loro.
Conte ha detto che il post Covid19 è la tragedia più grave del dopoguerra, alla fine sarà in effetti molto simile ad un dopoguerra, avremo le nostre vittime, le nostre macerie, e la necessità di ricostruire tutto, il lavoro, l’economia, i rapporti internazionali. Avremo solo nuove consapevolezze per ripensare la politica di un’Europa più solidale, più giusta e fondata meno sul mercato, e più sui contenuti di equità e giustizia con una vero Piano Politico Comunitaria sulla Salute.

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