Hai l’ultimo iPhone o Galaxy? Anche no!

 

Qualcuno porta il conto dei propri cellulari acquistati? Nelle ultime generazioni pare che questo conto superi quello dei propri partner sentimentali. Non è difficile da credere, dato che oggi con i nuovissimi Smartphone, Tablet e iPhone, le “tentazioni” sono davvero forti.

Da simpatizzante per le nuove tecnologie, mi chiedo se questa sia una passione vera e propria, come lo era quella per l’informatica degli anni ’90, per le moto o i francobolli o se nasconda solo uno status symbol, una voglia di apparire o semplicemente di non sfigurare nella società in cui viviamo fatta ormai di immagini e di simboli.

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Prima di acquistare e soprattutto, prima di buttare un cellulare (o una batteria obsoleta), quante gente si chiede che fine facciano i vecchi dispositivi e che impatto hanno per l’ambiente?

Secondo recenti stime, la gente convive col suo cellulare per un tempo medio di diciotto mesi (nessuno altro dispositivo elettronico ha una durata così breve), passati i quali il cellulare viene abbandonato, spesso anche in modo prematuro, ovvero ancora funzionante, semplicemente per poter acquistare il nuovo prodotto pubblicizzato da media e amici. Qual’è il destino riservato ai cellulari abbandonati?
In tutto il mondo ogni anno vengono acquistati circa un miliardo di nuovi cellulari.
In Europa vengono gettati via circa cento milioni di dispositivi mobili.
Solo il 15% dei cellulari ‘vecchi’ (spesso abbandonati prematuramente) vengono riciclati, il resto che fine fa? La maggior parte finisce abbandonata nel fondo di qualche cassetto o gettata nei rifiuti indifferenziati. Qualcuno vuole confermare?
Da cosa sono formati i cellulari?
I telefoni cellulari sono costituiti da materiali altamente inquinanti, metalli come zinco, litio, piombo, nichel, ferro, plastica e cadmio, sostanze che se lasciate nell’ambiente sono una bomba ecologica. Se questi metalli vanno a finire nelle discariche la questione si fa seria. Il problema più grosso è la batteria, spesso anche questa viene cambiata e buttata senza grossi problemi dove capita. Ebbene il cadmio di una SOLA batteria di cellulare, se disperso nell’ambiente, può inquinare più di 600 mila litri d’acqua!

Le acque di falda inquinata possono arrivare a chiunque, anche ai campi dove vengono coltivati gli ortaggi che mangiamo o dove pascolano gli animali di cui ci nutriamo.

Pensiamoci prima di decidere l’acquisto del nuovissimo smartphone ultrapotente. Personalmente uso un cellulare di oltre 18 mesi, che fa foto brutte perché la fotocamera è rotta, ma finché mi permette di chiamare e ricevere telefonate me lo tengo.

Acquistare i modelli nuovi non è peccato mortale, l’importante è  ricordarsi di riciclare il vecchio cellulare. Ci sono tante iniziative e modi per farlo, anche regalandolo a chi ne ha bisogno. Parlatene anche col vostro rivenditore. La vodafone per esempio ho letto che regala una ricarica a chi rottama consegnando il vecchio cellulare.

Ecco alcuni link utili:

www.cellulariperbeneficenza.it

www.greenme.it/tecno/…

 

 

L’ex Mattatoio Testaccio di Roma – un buon esempio di archelogia instrustriale

Ieri e oggi 16 aprile 2015, sono stato invitato a tenere due giorni di lezioni in un Workshop sul Turismo e la Cultura a Roma presso l’Ex Mattatoio nel quartiere Testaccio di Roma. Una bella iniziativa, la prima edizione del WTC, un plauso agli organizzatori. Ma la cosa che mi è piaciuta maggiormente è stata la location, sotto ci sono alcune foto, un ex mattatoio, molto grande, conosciuto a Roma, come l’ex mattatoio del Testaccio, che oggi recuperato, conserva ancora il fascino della sua archeologia industriale, con tanto di indicazioni e cartelli originali, e sta diventando un centro culturale polifunzionale. Al suo interno è ospitato un museo di Arte Contemporanea, una scuola di Musica, una sede distaccata della facoltà di Architettura e una biblioteca.

Ancora molto c’è da fare per il completo recupero di tutti gli ambienti dell’ex mattatoio ma mi pare che si stia procedendo verso la giusta direzione, non affidare ad un unico e solo soggetto o consorzio l’enorme struttura ma a più soggetti e/o attrattori culturali che condividano insieme spazi e ambienti con un progetto comune di valorizzazione, aggregazione sociale e riuso.  Un modello per molte, troppe strutture spesso abbandonate e presenti non solo nelle periferie cittadine ma anche in aree centrali come questa di Roma.

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La battaglia contro la discarica di Matera

A Matera, come M5S Siamo stati tra i promotori di una serie di manifestazioni volte alla chiusura della Bomba a cielo aperto qual’è ancora oggi la Discarica di La Martella a Matera, si perché nonostante finalmente sia chiusa la città attende ancora la bonifica del territorio.
In questa conferenza (vedi video) ho avuto il piacere di annunciare l’avvio di una Petizione Europea per la chiusura della discarica rifiuti in località “La Martella” Matera. Ho curato personalmente l’avvio della pratica con la Commissione Europea delle Petizioni che ha ritenuto “ammissibile” la petizione. Insieme a me il portavoce al Senato del M5S Vito Petrocelli.

La valutazione di impatto archeologico contro lo “sblocca trivelle” in Basilicata

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In Basilicata, è scontro tra governo e Regione sui ricavi da estrazione petrolifere, la legge regionale definita “provocatoria” dal governatore Pittella approvata a fine giugno 2014, avrebbe escluso dal patto di stabilità interno le entrate delle royalty petrolifere. Un norma che non è piaciuta al Governo, tant’è che quest’ultimo ha impugnato il provvedimento davanti alla Corte Costituzionale. In un clima di battaglie tra governatori dello stesso partito, in mezzo c’è il territorio lucano, ormai consumato da questa grande pseudo risorsa chiamata Petrolio. Intanto i grandi interessi non si fermano, Medoilgas, Total e Eni hanno fatto ricorso per poter avviare le ricerche di petrolio e gas e il Tar ha accolto il ricorso. Il tribunale ha quindi  intimato la Regione Basilicata di procedere con la proroga del permesso per le ricerche, condannandola a pagare 5mila euro di spese di giudizio (oltre al danno, la beffa). La Regione per conto suo aveva già deciso di riavviare la procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) per il progetto della Delta Energy “La Capriola”, in provincia di Matera, nonostante l’opposizione dei territori locali. Infine la decisione del Tar (a favore delle compagnie petrolifere) potrebbe costituire un precedente importante e un conseguente effetto domino per altre cinque istanze simili sul territorio.
Amministratori regionali, prima ancora di quelli nazionali stanno consegnando la Basilicata alle compagnie petrolifere, la Regione che ha raggiunto il triste record nazionale di malattie tumorali, il mito di un territorio agreste, salubre e incontaminato  non c’è più da tempo. Ma il futuro appare ancora più drammatico.

Ai portavoce regionali e nazionali del M5S così come agli stessi attivisti, propongo di considerare (per una mozione o altro) una nuova strategia di difesa del territorio, che non tenga solo conto delle classiche procedure di valutazione di impatto ambientale (VIA) ma anche dello strumento di Valutazione di Impatto Archeologico. E’ inutile ricordare che nei territori oggetto di trivellazioni e interessi da parte delle compagnie petrolifere, ci sono importanti e diverse aree archeologiche.

La valutazione di impatto archeologico nella normativa italiana trova origine nella valutazione ambientale e poi in quella specifica dei beni ambientali e culturali sancita dal Codice Urbani, ma è con l’emanazione, nel 2001, della direttiva europea 2001/42/CE sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e poi con la direttiva 2014/52

che si chiude una lunga fase normativa che ha visto l’Unione Europea e gli Stati membri impegnati nell’applicazione di procedure, metodologie e tecniche standardizzate per valutare dal punto di vista ambientale l’incidenza dei progetti sul territorio.

La normativa Europea sulle valutazioni ambientali, culturali e archeologiche è ancora più severa di quella italiana, Direttiva 2014/52/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014 , che modifica la direttiva 2011/92/UE concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati Testo rilevante ai fini del SEE

Per quanto riguarda la Basilicata, esiste già un ottimo lavoro portato avanti da Mediterraneo No Triv condotto su quattro regioni: Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata. E’ una ricerca del 2013, che riguarda anche le cose e le aree marine. Si può partire da questo documento (sotto allegato) come analisi del territorio

SCARICA PDF:

  1. Metodologia per la valutazione dell’impatto archeologico
  2. Osservazioni Mediterraneo No Triv

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Il Decreto Art-bonus su Cultura e Turismo e le migliorie apportate dal M5S

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Il 31 maggio 2014 il Governo ha firmato l’Art-bonus, il decreto sulla Cultura e il Turismo, dal titolo “Disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo” (qui il Decreto).

Al contrario di chi pensa o dice che il M5S non è forza politica “costruttiva” ma solo populista e distruttiva, in grado di dire solo no, numerose sono state in realtà, le proposte, integrazioni e migliorie che il movimento pentastellato è riuscito a portare a termine a favore di questo decreto-legge.

 

Ecco le migliorie più significative:

Introduzione dell’ importante questione della CLASSIFICAZIONE DELLE STRUTTURE RICETTIVE E DELLE IMPRESE TURISTICHE, per fare finalmente ordine tra le varie forme di alberghi.  A tal proposito il MIBACT dovrà definire entro 3 mesi, degli standard minimi di qualità per uniformare sul territorio nazionale i servizi e le dotazioni alberghieri, compresa la definizione normativa sugli  alberghi diffusi e sui  condhotel (che sono delle tipologie di hotel a proprietà frazionata, dove i singoli proprietari hanno un contratto diretto con il gestore).

Il m5s è inoltre riuscito a inserire disposizioni concernenti i DISTRETTI TURISTICI, nel tentativo di innovare la gestione locale del turismo favorendo la massima sinergia tra tutti gli operatori del settore con l’obbiettivo della massima semplificazione amministrativa per il rilancio delle imprese turistiche.  Abbiamo fortemente voluto che i distretti turistici non fossero più limitati solo ai territori costieri ma anche nei territori interni, per favorire il turismo culturale. Inoltre abbiamo ottenuto che i distretti fossero equiparati alla disciplina delle Zone a burocrazia zero (art. 10, comma 6).

Il M5S è riuscito a estendere le norme a sostegno delle START-UP INNOVATIVE anche a quelle società che puntano alla promozione dell’offerta turistica nazionale attraverso l’uso di tecnologie e lo sviluppo di software originali. Se tali società sono costituite da persone con meno di 40 anni, godono anche di agevolazioni fiscali all’atto della costituzione” (articolo 25 del DL 179/2012)

Ancora. Tra le modifiche apportate nel corso dell’esame parlamentare, vi è la l’attribuzione all’ENIT della possibilità di realizzare e distribuire la CARTA DEL TURISTA, anche solo digitale, che consente, mediante strumenti e canali elettronici e apposite convenzioni con soggetti pubblici e privati, di effettuare pagamenti a prezzo ridotto per la fruizione integrata di servizi pubblici di trasporto e degli istituti e dei luoghi della cultura”. Questo strumento esiste già in molte nazioni e consente al turista una semplificazione non indifferente in termini di fruizione dei servizi, dai musei ai trasporti, per agevolare la permanenza. In Italia c’era solo in forma sperimentale attraverso singole iniziative e isolate di alcuni Distretti Culturali. Il nostro obiettivo è nazionalizzare questo strumento importantissimo.

Il M5S è riuscito ad assicurare il credito di imposta, pari al 65% della quota versata per il primo anno, per il crowd-funding, a sostegno dei beni culturali, degli enti e delle fondazioni liriche; inoltre, dato che la trasparenza è un nostro chiodo fisso, abbiamo garantito, con un nostro emendamento approvato, la creazione di un portale nazionale, gestito e promosso dal Mibact, dove ogni opera, ente, fondazione debba avere una propria scheda tecnica che illustri il progetto da eseguire, i fondi richiesti e assegnati per l`anno in corso, la storia, lo stato di conservazione, i finanziatori che hanno contribuito al progetto, l`ente responsabile del bene.

Per quanto riguarda la parte del decreto relativa al Grande progetto Pompei  il M5S è riuscito a fare in modo che la deroga alla soglia per accedere ad una procedura negoziata sia passata da 3,5 milioni di euro a 1,5 milioni e verrà sempre e comunque pubblicato un bando per dare pubblicità alla trattativa. Evitando infine l’accentramento di potere nelle mani del Responsabile Unico di Procedimento (RUP) e le deroghe che permettevano a questa figura di essere sia controllore che controllato.

 

 

Dove finiranno le scorie nucleari italiane? Il dossier nascosto.

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Ogni impianto nucleare produce  scorie nucleari, la stessa  centrale, a fine vita, diventa una grande scoria da conservare per tempi lunghissimi. Ciò che rimane dalla produzione di energia nucleare, risulta radioattivo per centinaia di migliaia di anni. Nessun Paese, l’Italia compresa , dopo sessant’anni di storia del nucleare, ha ancora trovato una soluzione per la gestione a lungo termine di queste scorie. Su questo c’è da dibattere quando si vuole proporre il cosidetto nucleare “di nuova generazione”, gli impianti potranno essere anche nuovi ma il problema delle scorie è vecchio e insoluto.

Oggi le scorie nucleari italiane, sono sparse su tutto il territorio nazionale, in 23 depisiti temporanei

L’Ispra ha già definito i criteri per la scelta del sito italiano in grado di poter ospitare questo cimitero unico di scorie nucleari, grande quanto un campo di calcio.  E’ pronto ormai da tempo un dossier sulla individuazione del sito, chiuso nei cassetti da mesi, il Governo non vuole affrontare la questione ora perché ci sono le elezioni e perderebbe sicuramente consensi ma intanto si rimanda una questione molto delicata, su cui è fondamentale fare chiarezza.

L’Europa spinge per un unico sito. Quale sarà?

Spero solo che qualcuno non consideri di nuovo il sud come pattumiera del Paese, ripetendo la scelta che nel 2003 fu di Berlusconi che individuò in Scanzano Jonico il luogo adatto per le scorie, fortunatamente le famose proteste delle “giornate di scanzano” costrinsero al ritiro del decreto.

E così mentre anche la Francia (il paese “Guida sul Nucleare”) non sa dove mandare i propri rifiuti nucleari, si parla della Siberia a fronte di costi elevatissimi e di depositi a cielo aperto, la questione non può essere il DOVE creare i depositi unici di scorie, perché non esiste al mondo alcun luogo adatto a ospitare rifiuti di questo genere, ogni territorio va salvaguardato, e non ci deve essere alcun business di stato.

La soluzione è una soltanto, ed è a monte, evitare di creare scorie nucleari, non investire più in Impianti nucleari ma spingere più sul rinnovabile. E’ l’unica soluzione.

Ma intanto bisognerà vigilare affinché tra qualche mese o settimana a qualcuno non venga l’idea di riproporre il sud e la Basilicata come territorio sui cui, dato si è già fatto di tutto, è possibile avvilirlo ulteriormente col deposito unico di scorie nucleari nazionali.