Le necropoli nascoste del materano

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Necropoli di San Leonardo. Tombe medievali risalenti tra il II e il V sec. d. C. una vera e proprio necropoli quella che fu ritrovata in zona via Casalnuovo, tra la chiesa di Santa Lucia alle Malve e la chiesa di San Leonardo. Le tombe vennero scoperte in occasione di alcuni lavori edili che furono subito interrotti. Peccato che la Soprintendenza archeologica diede l’ok alla prosecuzione dei lavori, non considerando “rilevante” la necropoli, non a tal punto di lasciare una esposizione a vista. All’epoca la Soprintendenza spiegò dicendo che in città ci sono molti altri sepolcreti diffusi, come Malve, Palazzo Lanfranchi, San Nicola dei greci, Piazza Dan Francesco, Piazza San Giovanni. E’ vero. Ma credo che siano tutti testimonianze storiche importanti da salvaguardare e recuperare soprattutto dopo la designazione a Capitale Europea della Cultura. Negli USA per la più piccola traccia vecchia di qualche secolo, sono capaci di mobilitare Università, organizzare seminari e studi, in Italia, nella Capitale della Cultura, copriamo queste antiche tracce con un massetto di sei centimetri di spessore di argilla espansa mista a CEMENTO e rete metallica. Una scelta, a mio avviso sbagliata, quella di allora, come fu quella di impedire l’esposizione a vista della necropoli davanti San Giovanni Battista. Oggi mi chiedo, possiamo ragionare sulla rimozione, spero indolore, delle coperture in cemento e permettere la fruizione di queste tracce del passato storico della città? Che fine hanno fatto i corredi funerari rimossi? Perché non renderli fruibili?

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NOTE MUSEALI: quando la musica incontra i musei

68ca158ef2a0387b2dc22e169c443e75516af3a9Non male l’idea di unire musica e arte. Già nei musei anglosassoni  lo fanno da tempo. Una volta mi è capitato di assistere ad un concerto di musica jazz nel Art Gallery del New South Wales, nel Queensland, Australia, ma senza andare tanto lontano, anche gli Uffizi hanno ospitato concerti e non sono gli unici in Italia.

Ora con questa iniziativa, del MiBACT, “Note museali” saranno quattro i concerti organizzati in quattro importanti musei tra Campania, Puglia, Basilicata e Lazio. Si svolgeranno, tra settembre e ottobre 2014, nell’ambito di Mumex, il progetto di valorizzazione dei Poli museali di eccellenza nel Mezzogiorno.

I luoghi che ospiteranno le esecuzioni musicali sono il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (13 settembre), il Museo nazionale Archeologico di Taranto (20 settembre), il Museo Archeologico nazionale del Melfese “Massimo Pallottino” (27 settembre) e la Galleria Nazionale d’Arte Antica in Palazzo Barberini a Roma (11 ottobre). In tutti i casi per assistere ai concerti sarà sufficiente avere il biglietto di ingresso al museo.

L’idea nasce dalla consapevolezza che una complesso museale ha tanto più valore quanto più è “vivo”, non solo con la tecnologia e l’interattività, ma anche con performance culturali che valorizzano ulteriormente gli spazi della struttura, affiancandosi alla sua funzione espositiva e didattica.

Portare tra le collezioni d’arte la musica di Vivaldi, Mozart, Pergolesi, Paisiello, Gesualdo da Venosa va quindi nella direzione di rendere sempre più attrattivi e fruibili soprattutto i poli museali del Mezzogiorno, con l’obiettivo di trasformarli progressivamente in strumenti di sviluppo economico e sociale.

Leggi il programma

Tutte le informazioni su www.mumex.it

Festival della musica etnica in Val Sarmento

Ecco un evento interessante in Val Sarmento.

Patrimoni musicali e tradizioni in Val Sarmento
Festival della musica etnica in Val Sarmento

Progetto promosso dalla Comunità Montana Val Sarmento, in collaborazione con i Comuni di Cersosimo, Noepoli, San Costantino Albanese, San Paolo Albanese, Terranova di Pollino, e la Soprintendenza per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico della Basilicata, e finanziato da GAL ALLBA e Regione Basilicata nell’ambito del programma Leader + Asse I misura 1.3 azione 1.3.5. Promuovendo questa iniziativa, la Comunità Montana Val Sarmento intende richiamare l’attenzione sull’importante patrimonio di musiche tradizionali della Valle, in continuità con l’opera di valorizzazione delle risorse culturali locali intrapresa da anni.

Programma dettagliato qui.

Fenomeno della “castomizzazione” dell’arte, dalla pittura all’arte multimediale.

Stiamo assistendo negli ultimi tempi al costituirsi di nuove comunità di fruitori e alla richiesta di nuove competenze nel quadro emergente della multimedialità.
Siamo di fronte ad un processo di riadattamento sensoriale e alfabetico, in cui lo spettatore è divenuto ormai un poliglotta, parla dunque più lingue mediatiche, dovendo adattarsi ai processi di ibridazione e convergenza che coinvolgono gli apparati dell’industria culturale.
È proprio nel passaggio dalle Esposizioni Universali alla nascita del cinema che si riscontra uno dei fenomeni che riconduce lo spettacolo a consumo di immagini in luoghi che favoriscano la cerimonialità collettiva.
Il processo di consumo delle immagini, che inizia con la pittura e che trova nel cinema il suo erede, è oggi al suo punto di evoluzione terminale.
Dal Trompe l’oeil barocco, alla trasfigurazione dello sguardo in Duchamp, alle sale cinematografiche sempre più spettacolari, assistiamo ad un processo di trasformazione irreversibile del consumo delle immagini.
Le avanguardie artistiche sono riuscite a trasformare lo spettatore in un soggetto contemplante “attivo” che crea intersezioni e dona senso.
È fondamentale riconoscere un ruolo attivo al pubblico, nelle dinamiche di fruizione e consumo dei prodotti culturali.
“Arte non è più mostrare delle competenze artistiche ma operare a livello di puro intelletto” diceva Duchamp, spostando l’enfasi sui meccanismi di ricezione, e dunque sul fruitore.
Il pubblico è la struttura portante dell’opera estetica, la sua partecipazione è essenziale per completare il ciclo del testo.
Il consumatore sui generis, che vive in questa società in cui la perdita di identità coincide con le pratiche di artificializzazione del corpo, non ha più scelte prevedibili. Così come il dadaismo non creava oggetti d’arte ma mirava a corrodere l’identità di chi guarda, il postmoderno ci offre un “orientamento rizomatico al consumo”.
Se di fronte ad un quadro è richiesta un sorta di cooperazione interpretativa con quelle che erano le intenzioni dell’autore, al cinema emerge oggi una nuova collettività di fruitori capace di ristrutturare l’offerta fornendone un uso non necessariamente previsto dall’autore del film.
Ed ecco l’emancipazione del consumatore a creatore, il Prosumer di Toffler dunque, l’unione cioè di Producer e Consumer.
Territorialità di queste esperienze di “consumo produttivo” sono i non-luoghi in cui si annidano i gruppi di auto produzione, esibendo forme di bricolage culturale. L’esperienza dell’artista si fa oggi sempre più autoreferenziale (bohemien, dandy, bricoleur).
È il poter d’intervento sul testo a rendere possibile l’identificaione tra spettatore e autore: dal Do it your self duchampiano, alla smarginalizzazione dello schermo nella realtà virtuale, dall’invenzione del telecomando al moltiplicarsi delle opzioni nella sale cinematografiche dei Multiplex, dalla possibilità di essere co-autore dei programmi televisivi interattivi alla personalizzazione delle interfacce grafiche dei new media.
La strategia d’avanguardia del collage è riemersa nell’opzione “taglia e incolla”, e trova nella possibilità di costruzione di un palinsesto personalizzato ampie possibilità di superare la referenzialità dell’analogico e la passività della sola ricezione.
L’utente dei new media, lo spettatore cinematografico e il visitatore di un museo diventano dunque moderni “flaneur” baudeleriani, viaggiatori insaziabili e senza meta che personalizzano la fruizione.
Alle possibilità di consumo contemplativo si contrappone il consumo produttivo: una modalità di consumo che trasforma lo spettatore in uno “spett-attore”.
La visione fratturata, ischemica è frutto oggi della dose massiva di interruzione pubblicitaria e dell’uso indiscriminato del telecomando.
Lo spettatore-bricoleur si trova ad dover mettere insieme un tutto armonico con materiale di scarto, e attraverso il telecomando apre vie inusitate a collage unici e irripetibili.
I new media sovrappongono dunque produttori e consumatori. Pensiamo ai videogiochi dove l’utente personalizzando i vari aspetti del gioco, ne diviene il programmatore.
È grazie a dispositivi come l’affresco pittorico, le Esposizioni Universali, i manifesti pubblicitari, le vetrine dei negozi e il cinema che l’individuo viene educato ad essere spettatore.
Il transito da un pubblico di massa al crearsi progressivo di un pubblico attivo che interagisce e ristruttura l’offerta ci ha condotto inevitabilmente all’affermazione di pratiche di consumo personalizzato, dove il fruitore non è più solo attivo ma creativo.